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L'origine della paura

A cura di pasquale kovacic

Che cos’è la “paura”?

Per poterlo capire bene e chiaramente, occorre analizzare, innanzitutto, non solo la sua definizione, ma quella di alcuni dei suoi più significanti “apparenti” sinonimi: “timore”, “terrore”, “fobia”, “panico”, “codardia”.

Definizione di “paura”: “Stato emotivo di repulsione e di apprensione in prossimità di un vero o presunto pericolo e atteggiamento costantemente preoccupato e sospettoso che induce a precauzioni per lo più immotivate”.

Definizione di “timore”: ”Lo stato d’animo ansioso o sospettoso di chi considera la possibilità di un evento dannoso, doloroso o comunque spiacevole. Preoccupazione di essere indiscreto o di far cosa sgradevole. Sentimento di soggezione o di compunto rispetto nei confronti di persone autorevoli”.

Definizione di “terrore”: “Senso intenso e sconvolgente di paura o di sgomento. Persona o cosa che incute terrore”.

Definizione di “fobia”: “Paura angosciosa, per lo più immotivata e quindi a carattere patologico. Avversione istintiva e invincibile per qualcosa”.

Definizione di “panico”: “Reazione, individuale o collettiva, che invade improvvisamente di fronte a un pericolo reale o immaginario, togliendo la capacità di riflessione e spingendo alla fuga, alla disperazione o ad atti inconsulti”.

Definizione di “codardia”: “Vigliaccheria, viltà di fronte al pericolo, in quanto ritenuta disonorevole dal punto di vista del codice militare”.

Già solo leggendo le definizioni, possiamo notare come, seppur ritenuti “sinonimi”, in realtà ci si riferisca a stati d’animo e comportamenti totalmente differenti, che possono essere riferiti, sia a qualcosa di NEGATIVO, sia a qualcosa di POSITIVO.

Eppure, nella quotidianità della nostra vita, quando intendiamo descrivere, uno qualsiasi di questi stati d’animo o comportamenti, lo facciamo sempre chiamandoli “paura” e pensando che sia sempre, qualcosa di NEGATIVO.

Ma come è possibile, che qualcosa che può essere anche POSITIVO, diventi qualcosa di esclusivamente NEGATIVO?

Qual è il “punto di generazione” della paura?

E soprattutto, quand’è che si inizia a conoscerne l’esistenza?

Il punto d’origine

Come abbiamo già accennato, la paura, ci viene INSEGNATA, fin dai nostri primi anni di vita.

Alcuni comportamenti dei nostri genitori e dei nostri docenti, sono ciò che hanno fatto in modo, che il nostro cervello e la nostra mente, non solo venissero a conoscenza della paura, ma che ne rimanessimo schiavi per tutta la vita.

Infatti, se ci fermiamo un attimo a riflettere a quando eravamo piccoli, o se osserviamo dei bambini, intorno ai 3/4 anni e delle volte anche dopo, possiamo sicuramente notare come, qualsiasi tipo di “paura”, sia in loro totalmente inesistente.

Quindi, si tratta di un qualcosa che ci viene trasmesso, insegnato e perpetrato.

In pratica, veniamo “educati” alla paura: dall’”uomo nero”, che viene e ci porta via; alla paura di “prenderle”, nel senso di essere percossi, se non si fa ciò che ci viene detto di fare; dalla paura di attraversare la strada, per non essere investiti; alla paura di essere bocciati a scuola; dalla paura di non essere accettati, alla paura di ammalarsi e moltissime altre, che, in maniera del tutto personale, potrete, riconoscere e analizzare, durante il vostro viaggio dentro voi stessi.

Poi, a causa della dualità del nostro cervello, nel caso del “passato” e del “futuro”, sempre con un unico riferimento al passato, si è installata, la “paura dell’ignoto”, ovvero di tutto ciò che “non conosciamo”, e che non abbiamo mai vissuto.

Il passo successivo, è il “contagio”, del nostro inconscio da parte della paura; e questo, ne determina la “motivazione reale” o la “non motivazione”.

La motivazione

Se qualcuno ci “punta” una pistola, avremo sicuramente una paura motivata, in quanto avviene la “presa di coscienza”, di un pericolo reale e imminente; mentre se qualcuno ci “minaccia” di puntarci una pistola, la paura è immotivata, in quanto il pericolo non è reale e imminente.

Che cos’è quindi, che determina l’”imminenza” di un pericolo?

Semplicemente il suo manifestarsi nel PRESENTE; infatti una “minaccia”, di qualsiasi tipo si tratti, appartiene esclusivamente a un eventuale FUTURO.

Quindi, nel primo caso parliamo di “paura”, perché l’evento dannoso è in “prossimità”, quindi vero, reale, concreto e tangibile; mentre nel secondo, si tratta di “timore”, in quanto vi è solo la “possibilità” che si verifichi, quindi qualcosa di totalmente intangibile.

Con questo esempio, si può realizzare il meccanismo “perverso”, con cui la mente e il cervello, generano il “timore del FUTURO”, che NON ESISTE e non lo possediamo; quindi, quando abbiamo timore di qualcosa, che pensiamo possa avvenire nel FUTURO, abbiamo timore di qualcosa che nell’istante effettivo in cui lo proviamo, NON ESISTE, perché non si è ancora manifestato concretamente, e non è certo che lo farà.

L’esistenza

Riportiamo ora, l’analisi già fatta per ciò che riguarda la differenza tra ciò che “esiste”, e ciò che “non esiste”, nell’ambito delle paure, al fine di comprenderla in maniera chiara.

Prendiamo per esempio la “paura del buio”; questa, è riconducibile alla “paura dell’ignoto”, inteso anche come “non sapere cosa fare” in quanto il buio, rappresenta ciò che non conosciamo e che nel tal caso, in maniera prettamente “fisica” non possiamo vedere.

Ci è mai capitato, di dire o sentir dire “sono nel buio più completo”, in riferimento a una situazione di non conoscenza, generica o specifica, anche di comportamento?

Il fatto, è che il “buio”, di per se, NON ESISTE, è un qualcosa di intangibile, che si manifesta, con la “mancanza di luce” e che non può in nessun modo, autonomamente provocarci nessun danno; e quindi, in questo caso si tratta di una paura “immotivata”.

La luce invece, ESISTE, in quanto generata da un qualcos’altro che ESISTE a sua volta, ovvero l’energia, o il Sole, cose assolutamente tangibili.

Allo stesso modo, la “paura” NON ESISTE, è un’illusione; è solo “mancanza di coraggio”, che invece ESISTE, ed è riscontrabile dalle nostre azioni che lo stesso provoca, quando siamo guidati dalla coscienza e dai risultati tangibili che otteniamo, mentre la paura, provoca solo pensieri e limiti.

Quindi, anche la nostra “impotenza” NON ESISTE, è solo “mancanza di potenza”, ovvero, di autostima.

A questo punto, possiamo notare come il nostro cervello, la nostra mente e il nostro inconscio, operino la “trasformazione” di un “timore”, in una “paura”, facendo diventare reale e concreto, ciò che in realtà non lo è; e realizzare la gravità di una situazione mentale, nella quale, infiniti “timori” si accumulano, generando infinite “paure” e come ciò, ci possa limitare e generare a sua volta la nostra totale “impotenza”.

Tali paure però, si possono vincere, ma a impedirlo, sono sempre presenti nella quotidianità, le regole del sistema, che operando in maniera condizionante, fa in modo di poterle non solo perpetrare, ma addirittura consolidare per la vita.

Ne sono prova, non solo l’esistenza di reali pericoli e minacce, ma di come questi ci vengano costantemente “ricordati”, attraverso i media, i quali, una volta entrati a far parte del nostro “modello”, trasmettono in continuazione, tramite programmi di vario tipo, film, telefilm, telegiornali, talk show ecc., violenza, cattiveria, brutalità e la paura stessa, fornendo tutti i nutrimenti necessari a farla crescere, sana e forte, proprio come si fa con qualsiasi altro essere vivente o pianta. Inoltre, come possiamo notare nella definizione di “timore”, lo stesso è riferito anche a una “soggezione” nei confronti di persone “autorevoli”, e qui, si evince, un chiaro esempio, di come spesso si confonda l’”autorevolezza”, con l’”autorità”, la quale esplica le sue funzioni, amplificando ulteriormente la paura, forte di questa sua caratteristica.

Poi la società stessa, e quindi le “persone” che abbiamo intorno, fanno il resto, condividendo le stesse paure confermandone, non solo l’esistenza, ma la “normalità”.

Quindi, sarebbe “normale” avere paura, e sarebbe “normale”, che questa sia solo una cosa NEGATIVA.

L’alleanza

Facciamoci caso: ci è mai capitato di confidare una nostra paura a qualcuno, e di scoprire che è presente anche in lui/lei, e il solo fatto di poterla condividere, ne abbassa l’intensità, provando addirittura, la possibilità di poterla vincere?

E perché questo poi non accade?

A causa dell’assurda regola del “mal comune mezzo gaudio”, gioiamo del fatto di non essere gli unici a provarla e questo ci “conforta” e ci “basta”, semplicemente perché è una cosa che rimane “pensiero”, senza trasformarsi in “azione”.

Infatti, quella sensazione di poterla vincere è data dal fatto, che pensando di non essere “soli” a ad affrontarla, affiorano le possibilità di sconfiggerla.

Giovanni Falcone diceva: “Il vigliacco muore più volte al giorno, il coraggioso muore una volta sola”; e il farsi coraggio l’un l’altro, come facevano lui e il suo collega e amico Paolo Borsellino, sono la prova evidente di come può essere possibile, sconfiggere la paura, e la loro come sappiamo molto bene, era oltremodo motivata.

Il più delle volte però, non avviene nessuna coalizione reale, e il tutto rimane solo “pensiero”.

In altre parole, acquisiamo la “conoscenza” e la falsa consapevolezza dell’”esistenza” e della “negatività” di quella determinata paura, ma non abbiamo né la conoscenza, né la consapevolezza delle nostre reali possibilità di poterla sconfiggere.

Sarebbe quindi molto utile, sostituire quella regola del “mal comune mezzo gaudio”, con un’altra che rivela le reali possibilità di vittoria delle persone, in qualsiasi situazione, ovvero: “L’UNIONE FA LA FORZA”.

Infatti, un altro dei “nutrimenti”, che coltiva e fa crescere sana e forte la paura, è quello di credere di essere “soli”, dovuto alla diffidenza tra tutti gli esseri umani, che ne impedisce il sentimento di “fiducia”.

Per quanto riguarda la codardia o viltà, questa si presenta, più specificatamente, nell’affrontare le persone; sfide, duelli, e reali confronti, anche intellettuali, con soggetti di vario tipo e in varie situazioni.

La guida

Il “terrore” invece, ha strettamente a che fare con lo “sgomento”.

Definizione di “sgomento”: “Profondamente turbato, visibilmente smarrito, sbigottito, attonito. Che esprime forte turbamento, grave smarrimento”.

Quindi, abbiamo a che fare con una sensazione, sia “interiore” che “esteriore”, di “grave smarrimento”; e cosa facciamo quando ci sentiamo “smarriti” o anche solo quando ci “smarriamo” per la strada?

Cerchiamo una GUIDA, qualcosa o qualcuno, che faccia al posto nostro ciò che dovremo fare da soli, ovvero ritrovare la nostra strada.

E perché accade questo?

Perché non possediamo l’autostima necessaria, a consapevolizzarci di questa nostra capacità.

Ma mentre è corretto cercare una GUIDA, in uno stradario, o chiedendo informazioni a qualcuno, nel caso di uno smarrimento “esteriore”, non lo è per niente nel caso che lo stesso sia “interiore”.

In altre parole, se ci smarriamo per la strada, il cervello, non conosce l’informazione riguardante il percorso che dobbiamo seguire e quindi, ci porta a cercare una GUIDA al suo esterno; se ci smarriamo dentro noi stessi, avviene la stessa cosa, per lo stesso motivo.

Il fatto, come abbiamo già visto, è che il cervello, cerca sempre le informazioni nel PASSATO, e quando non le trova, provoca la sensazione di “smarrimento”, ovvero, la “paura dell’ignoto”. Se però, noi possiamo avere accesso alla coscienza, ecco che le cose cambiano e si ristabilisce quell’equilibrio, nel quale se ci smarriamo all’esterno di noi, cercheremo una GUIDA, al di fuori di noi, ma se ci smarriamo all’interno di noi la cercheremo dentro di noi e MAI il contrario.

Patologia della paura

L’attenzione da porre invece, per quanto riguarda lo “svilupparsi” di certe nostre paure, è da focalizzare, sulla loro trasformazione in “patologia” vera e propria.

Infatti, con l’andare del tempo o a causa di forti traumi, possiamo assistere alla nascita di “fobie” e “panico”, quest’ultimo il più temuto di tutti.

Una riflessione si può, e si deve sempre fare sulle “cause”, che riconosciute e affrontate, in maniera del tutto personale e soggettiva, tramite il viaggio dentro noi stessi, ci porteranno al loro riconoscimento, e al superamento dei loro effetti, con la consapevolezza, che come è scritto nelle loro definizioni, si tratta, il più delle volte di stati d’animo immotivati, dovuti alla nostra immaginazione.

Nel caso specifico del “panico”, inteso come “attacchi”, che si manifestano all’improvviso, senza una apparente ragione, sono quasi sempre dovuti, alla “paura di avere paura”, un circolo vizioso, dal quale può sembrare impossibile uscire, ma che in realtà, come espresso molto bene nella tesina dedicata ai “loop”, non lo è affatto.

La soggezione

Un’altra considerazione importante da fare, riguarda alcuni “modi di dire”, che sono diventati parte della nostra espressione linguistica e che, anche se apparentemente innocui e talvolta divertenti, sono invece legati alle nostre paure e alla nostra mancanza di autostima.

Vi è mai capitato di sentir dire frasi del tipo: “quella persona è così bella che fa paura”?

Oppure: “quell’atleta è così forte che fa paura”?

Ma come è possibile che la bellezza o la forza possano generare paura?

Se proviamo a scavare nei meandri del nostro inconscio, troviamo la risposta.

Quel modo di dire, è generato, dalla nostra “effettiva” paura, generata a sua volta, dal timore inteso come “soggezione”, di avere a che fare con quelle persone, provando un reale disagio.

Ma che cos’è la “soggezione”? Definizione di “soggezione”: “Stato passivo di completa dipendenza o sottomissione. Senso di imbarazzata ed esitante timidezza, che si prova talvolta di fronte a una persona di rilevante notorietà o autorevolezza, in condizioni e ambienti inconsueti”.

In pratica, si tratta di un senso di “inadeguatezza”, proveniente dalla nostra mancanza di autostima.

Questa cosa, puramente VOLUTA, la possiamo riscontrare in diverse situazioni, concernenti la nostra quotidianità all’interno del sistema.

Se ci dovessimo trovare davanti a un “giudice” o a una qualsiasi “divisa”, ne avremmo sicuramente “soggezione”, e proveremmo quel senso di “sottomissione” dovuto al “modello”, che ci è stato trasmesso e che è installato nel nostro cervello, che provoca “impotenza” sempre a causa della nostra mancanza di autostima.

In altre parole, la nostra “programmazione” alla paura, fa in modo che ognuno di noi, non si stimi abbastanza, da poter avere il “coraggio”, di affrontare sia le istituzioni, che un certo genere di persone, credendole superiori a noi, quando invece non lo sono.

Ma mentre può essere ritenuto “normale”, avere “soggezione “ di una autorità, come è possibile provarla nei confronti dell’”autorevolezza”, quando questa è saggezza, competenza e prestigio?

La reazione, dovrebbe essere di “ammirazione” e dovrebbe far scaturire la volontà di imparare da questa; invece, non accade, proprio e sempre per lo stesso motivo; ovvero che la confondiamo con l’”autorità”.

E ricordiamo sempre una cosa fondamentale, un concetto che deve accompagnare costantemente la nostra vita: non potremo mai avere “ammirazione” verso qualcuno di “autorevole”, se non acquisiamo noi stessi “autorevolezza” e quindi “ammirazione”, e quindi autostima.

La paura è nostra amica

Un altro risvolto, dello stato d’animo di “timore”, è quello di averlo nei confronti di noi stessi, nel provocare disagio o sofferenza a qualcuno, ed ecco quindi, che vediamo emergere, la sua parte POSITIVA, che palesa un sentimento genuino di altruismo, di rispetto e di protezione, e quindi di Amore.

Questa è una nostra caratteristica INNATA, che potrebbe infondere “fiducia”, se non si tendesse a soffocarla, con l’allontanamento dalla coscienza, facendo in modo che si manifesti, solo in alcune persone, e in maniera rara.

Quindi, in conclusione, per LIBERARCI DEFINITIVAMENTE di QUALSIASI TIPO di paura, DOBBIAMO SMETTERE DI NUTRIRLA, o di PERMETTERE CHE VENGA NUTRITA.

Come possiamo fare?

Allontanandoci da tutto ciò, che all’interno o all’esterno di noi stessi, le fornisce i nutrimenti, ovvero da tutti gli strumenti contenuti all’interno del sistema e i loro personali effetti, accedendo alla coscienza, tramite la conoscenza e la consapevolezza, intervenendo sul PRESENTE, abbandonando il PASSATO e l’idea del FUTURO, riconoscendo i diversi stati d’animo, che proviamo a seconda delle diverse situazioni che viviamo, analizzandoli e valorizzandoli per ciò che sono realmente.

In altre parole, quegli stati d’animo di “paura” sono in realtà, niente altro che una sorta di “campanello di allarme” e devono quindi, da questo momento in poi, essere vissuti come tali; come degli “alleati”, degli amici, che ci avvertono di un PROBABILE pericolo, che noi dobbiamo avere la reale consapevolezza, di avere il potere di affrontare, sempre.

Ciò che noi avvertiamo come “paura”, in realtà non è altro che un invito alla “prudenza”.

Un proverbio “Lakota”, ovvero di una parte del popolo “Sioux”, recita: “La paura è tua amica due volte; la prima viene a dirti di non andare oltre ciò per cui sei pronto, la seconda viene a dirti che sei pronto, e che puoi lasciarla andare”.

La nostra coscienza, non conosce nessun tipo di paura, né tanto meno può conoscerla quella Universale, in nessuna situazione, perché al loro interno esiste, il suo peggiore antagonista.

Il coraggio

Definizione di “coraggio”: “Forza d’animo connaturata, che permette di affrontare e dominare, situazioni scabrose, difficili, avvilenti, e anche la morte, confortata anche dall’altrui esempio, senza rinunciare alla dimostrazione dei più nobili attributi della natura umana”.

Quindi, si tratta di una “forza d’animo connaturata”; ma che cosa vuol dire “connaturata”?

Definizione di “connaturato”: “Intimamente connesso al carattere e all’indole, profondamente radicato, complementare di una determinata natura, congenito”.

Quindi, si tratta di una “dote” INNATA, radicata nel PROFONDO della nostra NATURA e quindi nella nostra COSCIENZA, che può essere addirittura confortata dall’altrui esempio.

Allora, possiamo notare sempre di più, come VERAMENTE l’accesso alla coscienza, sia la soluzione di tutti i nostri mali e di come sia fondamentale, abbattere quel maledetto muro, diventando anche, un ESEMPIO DA SEGUIRE.

Ma per fare questo e tutte le altre cose, è necessaria quell’unica ed esclusiva cosa che può portare a dei risultati, veri e tangibili: l’”azione”, che origina concretamente il “compimento”.

La paura si vince con la conoscenza

Come si sviluppa la paura e come, conoscendoli, la si possa indurre intervenendo sui meccanismi mentali che la generano.

La mente e il cervello, hanno un tallone di Achille: temono ciò che non conoscono, l’ignoto.

Mentre però il cervello, essendo un organo fisico, reagisce a questa cosa con l’associazione; ovvero associando ciò che non conosce a qualcosa a lui noto, la mente si comporta in maniera totalmente diversa.

La mente quando si trova davanti a ciò che non conosce, genera la paura, infatti per la mente, la mamma di tutte le paure è proprio quella dell’ignoto.

Questo fa in modo che non sia sufficiente l’associazione operata dal cervello a soddisfare l’esigenza di conoscenza della mente necessaria per potersi tranquillizzare.

Facciamo qualche esempio: se prendiamo una persona e gli mostriamo l’immagine di un pallone da calcio, non avrà nessuna difficoltà a riconoscere l’oggetto, ma se gli mostriamo un’immagine totalmente astratta, inventata o di un oggetto inesistente, ecco che il cervello in assenza di dati cercherà di associare quell’immagine a qualcosa a lui conosciuto.

Infatti, quando si fanno queste prove in gruppo, succede che persone diverse vedono cose diverse guardando una stessa immagine, proprio perché ogni cervello la associa in maniera differente, in base ai dati che contiene, quindi a ciò che conosce.

Mentre però accade questa cosa, la mente trasmette una sensazione di smarrimento, associabile alla paura, che dura quel tempo necessario al cervello per effettuare l’associazione.

Per incutere paura è sufficiente intervenire proprio in quel momento di smarrimento della mente, operando in maniera tempestiva e oculata, creandolo attraverso una minaccia, che può assumere molte forme e significati.

Le paure fondamentali delle persone sono tre:

– paura di rimanere senza soldi, quindi di diventare povere;
– paura di ammalarsi;
– paura di morire.

Ma perché sono proprio queste tre le paure più provate da tutte le persone?

E’ chiaro che se vivessimo in un mondo dove i soldi non esistono; dove le malattie sono tutte facilmente curabili e tutti fossimo eterni, queste paure non avrebbero motivo di esistere, come non avrebbero motivo di esistere, tutte le altre paure legate a effettivi pericoli presenti nel nostro mondo, se fosse un mondo sano.

Quindi è l’effettiva minaccia che un qualcosa può realmente succedere, che scatena la paura e creare un mondo insano, che a sua volta crea una società di persone spaventate è una tattica di controllo che funziona perfettamente.

Una mente minacciata è una mente che non conosce i reali fondamenti della minaccia stessa, per questo, attivandosi la paura dell’ignoto, si scatena anche la paura riferita a quella specifica situazione, e per farla durare nel tempo è sufficiente non fornire mai al cervello, le informazioni che potrebbero farla cessare.

Per questo motivo, il mondo dell’economia viene reso un mondo sempre in crisi e scandito da concetti complicati, inaccessibili alla maggior parte delle persone; il mondo della medicina è pieno di malattie mortali, o potenzialmente mortali alle quali non si trova una cura e viene negata la conoscenza reale, concreta e tangibile del fatto, che ogni cosa ha sempre un inizio e una fine, e che la morte, altro non è che la normale fine della vita.

Quindi, viene deciso cosa deve essere normale e cosa non deve esserlo, per fare in modo che mente e cervello si adattino a tutto ciò e reagiscano di conseguenza.

Si cominciano così a capire non solo quali processi affrontano mente e cervello per assumere certi comportamenti, ma anche come si possano indurre, per tenere basso il loro rendimento effettivo e poterli controllare, conoscendone i loro meccanismi di funzionamento, di base e avanzati.

Quindi, la conoscenza è l’unico modo per vincere la paura, e per acquisire la conoscenza è indispensabile l’informazione, la corretta informazione, non certo quella che mira a creare una realtà, che permette alla paura di persistere e di espandersi, come se fosse normale.

Prendiamo per esempio l’attuale situazione pandemica che abbiamo vissuto:

– se si fosse diffusa la notizia che esiste un nuovo virus influenzale, che semplicemente a differenza di tutti gli altri conosciuti negli anni, ha la particolarità che deve essere curato tempestivamente ai primi sintomi, attraverso i medicinali classici, invitando i medici a porre a molta attenzione a questo fattore e a curare la gente a casa, per evitare di affollare inutilmente gli ospedali;

– se si fosse detto chiaramente, che se trattato come sopra specificato non ci sarebbe pericolo di morte, al massimo qualche caso sporadico veramente particolare, ed effettivamente non ci fosse stato nessun decesso o davvero pochissimi;

– se non fossero stati imposti lock down, distanziamento sociale e uso di mascherine, ignorando totalmente il piano pandemico approvato nel 2006, che prevedeva tutt’altro, rendendo la visione della cosa davvero pericolosa e apparentemente ingestibile diversamente, continuando a dare la colpa della diffusione del virus a chi non segue le regole imposte;

– se fosse stata informata la popolazione del fatto che non c’è nulla da temere, perché il virus è sotto controllo ed esiste già un vero vaccino, che chiunque può decidere di farsi inoculare alla stessa stregua di un qualsiasi altro vaccino anti-influenzale come si è sempre fatto;

sarebbero tutti corsi forsennatamente a farsi inoculare il simil-vaccino anti-covid?

Certamente no, la cosa sarebbe stata vissuta come una normale influenza, come si è sempre fatto nei decenni scorsi, perché questo è ciò che realmente è!

Ma chi si è occupato di fuorviare le menti delle persone, lo ha fatto conoscendo benissimo il modus operandi da attuare, per ottenere il risultato programmato, ovvero, presentando una minaccia, instillando in un primo momento la sensazione di smarrimento nella mente delle persone e andando avanti nel tempo, senza chiarire mai la situazione, facendo diventare paura quel senso di smarrimento, nutrendola giornalmente, attraverso notizie e dati allarmanti invece che rassicuranti.

Ed è sempre la paura, in questo caso di perdere il lavoro e un certo tenore di vita, che porta molti professionisti al collaborazionismo; persone che attraverso la paura, vengono portate a seguire un protocollo virtuale, che prevede il sostegno di grandi interessi economici, invece che occuparsi del benessere comune, merce di scambio avariata e pochi insignificanti privilegi come contentino a schiavi che non sanno di esserlo, ma che alla fine lo sono proprio come tutti gli altri e forse anche di più.

Prendiamo come esempio i lavoratori dello spettacolo, tutti coloro che, con una mansione o con un’altra, appaiono in televisione; conduttori, giornalisti, attori ecc.

Sono tutti credenti, rispettosi delle leggi, stimatori dei politici, appassionati di calcio, patriottici; insomma, dei perfetti amanti o schiavi delle istituzioni, di quelle istituzioni che governate dalle potenti multinazionali, decidono delle nostre vite, anche delle loro, ma loro li supportano, per poter mantenere un lavoro, una fama e un’immagine e continuare a essere, come molto spesso accade, loro stessi i mentori dei loro spettatori; sono i più radicati protettori dello status quo, sono coloro che fisicamente mettono in pratica concretamente la manipolazione mediatica e dalla loro bocca, non uscirà mai una virgola, che non sia dettata dai loro padroni e se questo prevede di incutere paura, loro lo faranno.

Ecco perché è necessario conoscere il funzionamento della nostra mente e come avvengono le interazioni, tra mente, cervello e ambiente esterno, per evitare di essere manovrati a piacimento attraverso la paura, da chi le conosce bene.

Quindi, il solito invito è quello di informarsi e di studiare queste materie, non facendo più riferimento ai media tradizionali, ma valutando qualsiasi situazione, solo dopo avere davanti agli occhi tutte le informazioni esistenti al riguardo e diffuse soprattutto da canali e da agenzie indipendenti, che trasmettono notizie, non filtrate e non condizionate da conflitti di interesse.

E’ l’unico modo, per uscire da situazioni di paura causate e indotte, perché, salvo casi di autolesionismo, quindi patologici, non potrebbe mai accadere che ci spaventiamo da soli o creiamo situazioni di pericolo e quindi paura in maniera autonoma.

La paura è paralizzante, e questa paralisi è sia mentale che fisica, impedisce di pensare, di fare e soprattutto di guidarci da soli, creando la necessità di essere guidati da qualcun altro, a cui ci si affida perché lo vediamo più sapiente di noi; quindi è sempre la conoscenza la cosa fondamentale, che genera l’autonomia intellettuale.

La paura è come il buio, in realtà non esiste; il buio è mancanza di luce, la paura è mancanza di coraggio e il coraggio, come la luce, si può accendere, con la conoscenza e la consapevolezza, altrimenti si può arrivare addirittura ad avere paura di avere paura, condizione meglio conosciuta come panico; una matriosca di sensazioni buie, indotte al solo scopo di poterci controllare e noi non dobbiamo più permetterlo!

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