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Le crisi di panico

A cura di pasquale kovacic

Le crisi o attacchi di panico sono degli eventi associati a stati ansiosi molto intensi; solitamente, si presentano all’improvviso, in qualsiasi momento, sono associati a periodi di forte stress e stanchezza, che sono le prime cause di uno stato ansioso e possono manifestarsi saltuariamente o frequentemente.

Gli attacchi di panico sono episodi durante i quali, chi ne soffre è preda di una forte ansia e paura molto intensa, senza un apparente pericolo.

Il termine “panico” deriva dal nome del dio Pan, il dio dei pascoli e della natura; era un essere spaventoso, aveva infatti il corpo mezzo umano e mezzo caprino.

Il mito racconta che il dio Pan era solito attaccare improvvisamente le ninfe del bosco, durante il meriggio, per possederle, suscitando in loro un terrore vivissimo e bloccante, appunto il “timor panico”.

Da questo mito trova origine il termine “attacchi di panico“. Gli attacchi di panico sono stati di ansia molto forte, che insorgono per lo più inaspettatamente e che provocano intensa paura di perdere il controllo, di impazzire o di morire.

Durante gli attacchi sono presenti numerosi sintomi fisici che allarmano il soggetto, come fatica a respirare con senso di oppressione toracica, dolore al petto, tachicardia e vertigini.

I sintomi psichici dell’atto di panico, sono i primi a manifestarsi e sono i seguenti:

  • paura di perdere il controllo
  • paura di impazzire
  • paura di morire improvvisamente
  • derealizzazione (sensazioni di irrealtà) o depersonalizzazione (sentirsi separato da se stesso)

di conseguenza, compaiono in correlazione anche i sintomi fisici, ovvero:

  • sudorazione intensa
  • palpitazioni o tachicardia
    tremori
  • sensazione di fiato corto o di fatica nel respirare
  • sensazione di soffocamento
  • dolore al petto
  • vertigini, sensazione di instabilità, testa leggera o sensazione di svenimento
  • nausea o dolori addominali
  • brividi o vampate di calore
  • formicolii o sensazioni di intorpidimento agli arti
  • dolore retrosternale

Non è necessario che durante un attacco siano presenti tutti questi sintomi, infatti spesso la manifestazione di un attacco di panico può differire da soggetto a soggetto.

La frequenza con cui si manifestano i sintomi del panico definisce, in genere, la gravità del disturbo, possono comparire come fulmini a ciel sereno, in alcuni casi quando l’individuo si sta rilassando o addirittura durante il sonno.

E’ possibile infatti che gli attacchi di panico si manifestino con una relativa bassa frequenza, per esempio uno al mese, mentre in casi più gravi, gli attacchi possono essere diversi nell’arco della stessa giornata.

Quando un soggetto è vittima di frequenti attacchi di panico allora si parla di disturbo di panico.

E’ un disturbo caratterizzato dalla presenza di ricorrenti attacchi di panico, almeno due, anche se in genere gli attacchi sono molti di più, definiti come “inaspettati”.

Inoltre per un certo periodo di tempo, essendo l’esperienza dell’attacco di panico molto negativa, il soggetto presenta una persistente paura e preoccupazione di avere altri attacchi di panico; questo provoca inoltre una riduzione della qualità di vita del soggetto con riduzione significativa della vita sociale, o lavorativa.

Le cause degli attacchi di panico possono essere molto diverse tra loro, ma sono sempre legate a una prima manifestazione ansiosa, causata per lo più da condizioni di stress, che a loro volta possono essere correlati a varie tipologie di eventi negativi o comunque significativi.

Le principali cause di un attacco di panico possono essere:

  • lutti
  • malattie gravi
  • cambiamenti importanti nella vita (matrimonio, lavoro, separazioni)
  • periodi di iperlavoro o di scarso riposo
  • situazioni relazionali conflittuali
  • cambiamenti di ruolo (ad es. il pensionamento)
  • licenziamento
  • traumi
  • problematiche finanziarie
  • solitudine

Dopo il primo attacco in genere l’individuo sviluppa una forte preoccupazione e vive in uno stato costante di apprensione.

“Se il primo attacco è stato inaspettato allora potrebbe ripresentarsi ancora senza nessun avvertimento”.

Questo pensiero è molto comune tra chi soffre di attacchi di panico e porta i soggetti a rimanere in uno stato di tensione costante, in una sorta di ansia anticipatoria, di “paura della paura” che porta ad aumentare i livelli di stress e quindi favorire futuri attacchi.

Si instaura quindi un circolo vizioso, dove è la paura di stare male che alimenta l’ansia; l’ansia diventa panico, si produce un nuovo attacco e così via.

Molto spesso, il primo attacco se si conoscono le caratteristiche del disturbo, produce uno shock, perché il soggetto, non sa cosa gli sta capitando.

In altri casi gli attacchi di panico sono invece causati da un disturbo più grave.

La depressione maggiore, i disturbi alimentari, il disturbo post-traumatico da stress sono alcune delle cause scatenanti un disturbo di panico.

Un attacco di panico in genere dura tra i cinque e i venti minuti anche se saltuariamente può durare di più. La durata comunque, in genere, non supera l’ora.

Durante questo periodo di tempo i livelli di ansia sono molto forti e il soggetto è convinto che sia a serio rischio la propria incolumità.

L’attacco di panico va in remissione spontaneamente; i sintomi infatti dopo circa una ventina di minuti spariscono lasciando il soggetto in uno stato di profondo sbigottimento e allarme.

Attraverso tecniche di controllo del respiro è comunque possibile limitare la durata degli attacchi o impedirne l’insorgenza.

In genere chi soffre di attacchi di panico sviluppa delle conseguenze psicologiche sia sul piano cognitivo ed emotivo, sia sul piano comportamentale.

Può sviluppare preoccupazioni rispetto alla propria salute fisica; i pazienti possono pensare che gli attacchi siano dovuti a una qualche grave malattia che mette in pericolo la loro vita, oppure possono sviluppare problemi nella sfera sociale e nelle autonomie personali.

Alcuni soggetti possono manifestare la preoccupazione di ritrovarsi da soli durante un attacco, per esempio possono evitare di utilizzare l’auto e non avere quindi nessuno a cui chiedere aiuto.

Tendono quindi a ridurre ed evitare le situazioni in cui sono costretti a rimanere da soli, oppure, al contrario, possono essere preoccupati di avere attacchi di panico in situazioni e contesti, dove ci sono tante persone, per paura di essere giudicati negativamente dagli altri, quindi tendono ad isolarsi e non uscire di casa.

In genere è possibile che il disturbo di panico si associ all’agorafobia. Per approfondire l’argomento consultare la tesina “Claustrofobia e agorafobia”.

Secondo la medicina ufficiale, che considera sempre come priorità il commercio dei farmaci rispetto alla sanità della persone, la cura del disturbo di panico può prevedere trattamenti che possono essere solo di tipo farmacologico, psicoterapeutico, oppure un’integrazione delle due cose.

Il primo passo fondamentale è sempre e comunque quello di accettare di avere un problema e di farsi aiutare, ma l’intervento del professionista o dell’esperto, deve essere direzionata verso la soluzione definitiva del problema, attraverso la corretta informazione e consapevolizzazione dei soggetti sulle cause scatenanti.

In altre parole, i soggetti devono essere messi in condizioni di uscirne con le loro forze, attivando presso loro stressi le corrette condizioni energetiche che sono state loro tolte dalle cause scatenanti, provocando loro le condizioni di stress, che hanno “scaricato le loro pile”.

I trattamenti farmacologici, possono dare un sollievo momentaneo e provvisorio e forse nei casi più gravi, possono, con molta moderazione, anche essere utilizzati, ma solo ed esclusivamente se strettamente necessario e comunque mai come soluzione al problema, per evitare di generare nei pazienti assuefazione e dipendenza dai farmaci.

Curare un disturbo di panico, chiedendo aiuto il prima possibile, scongiura il cronicizzarsi del disturbo ed evita che si instauri il circolo vizioso della paura, ma questo deve essere fatto oltre che tempestivamente anche in maniera rassicurante e fortificante per la psiche del soggetto, risultato non ottenibile con le cure farmacologiche.

Una volta accettato il problema sarà lo specialista a indicare i passi successivi. In genere di fronte a frequenti attacchi di panico, può essere necessario escludere cause di natura organica (per questo è consigliabile fare riferimento in primis al proprio medico curante). Una volta accertata la natura psicologica degli attacchi è possibile iniziare la cura.

Una delle possibile psicoterapie utili in questi casi è la terapia cognitivo comportamentale, che ha mostrato di essere efficace nel trattamento del disturbo di panico; attraverso esercizi di rilassamento, di gestione e controllo del respiro, uniti a un lavoro su pensieri e idee disfunzionali è possibile ridurre se non eliminare la presenza degli attacchi di panico e ritrovare un senso di benessere e di auto controllo efficacie.

Parte fondamentale della terapia cognitivo comportamentale, ma di molto psicoterapie è la psico-educazione, che consiste nel fornire informazioni cliniche sugli attacchi di panico, sulla loro non pericolosità e sui meccanismi che spesso mantengono e sostengono il disturbo.

Vengono inoltre fornite informazioni su strategie per controllare il disturbo, come per esempio, respirare dentro un sacchetto di carta, che aiuta a ridurre l’intensità dei sintomi del panico, ed è sicuramente utile affrontare le paure per sconfiggerle, sfatando così molti miti, attraverso la rassicurazione del soggetto, come per l’esempio spiegando che l’attacco di panico non è pericoloso e non porta alla pazzia o alla morte, aiutandolo così a riappropriarsi della propria quotidianità.

Quindi, ancora una volta, le vere soluzioni sono la conoscenza e la consapevolezza.

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