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Il disturbo bipolare

A cura di pasquale kovacic

Il disturbo bipolare, chiamato in passato “sindrome maniaco depressiva” o “depressione bipolare” è un disturbo che riguarda gli stati d’animo, caratterizzato da anomali cambiamenti di umore e del livello di energia necessaria a svolgere le normali attività nell’arco della giornata.

Chi presenta questo disturbo manifesta, in modo alternato, episodi di elevazione del tono dell’umore, seguiti da episodi depressivi.

Il disturbo bipolare prevede diverse forme di manifestazione tra cui:

  • disturbo bipolare I
  • disturbo bipolare II
  • disturbo ciclotimico
  • disturbo bipolare indotto da farmaci
  • altre categorie residuali per quei disturbi che non rispondono ai criteri delle diagnosi principali

Il disturbo bipolare, detto anche bipolarismo o depressione bipolare, è una patologia psichiatrica complessa. E’ uno tra i disturbi psichiatrici con la più alta ereditarietà e presenta un andamento cronico. Il disturbo può essere causa di grave disabilità soprattutto se non adeguatamente curato.

Il disturbo bipolare si caratterizza per la presenza di profondi e prolungati periodi di depressione alternati da periodi di umore eccessivamente elevato o irritabile chiamato mania.

Tendenzialmente, le fasi depressive hanno una durata maggiore, mentre le fasi maniacali o ipomaniacali durano meno (da una settimana a poco più di un mese).

Il passaggio tra queste due fasi può essere relativamente lungo, consentendo al paziente un periodo di benessere (eutimia), oppure può essere repentino.

Sintomi maniacali del disturbo bipolare

Un episodio maniacale è caratterizzato da almeno 7 giorni di iperattività, aumentata autostima, ridotto bisogno di dormire, difficoltà a concentrarsi, umore espanso e in alcuni casi, sintomi psicotici.

Per definire un episodio maniacale sono necessari almeno tre dei seguenti sintomi:

  • senso di grandiosità
  • diminuito bisogno di dormire
  • logorrea
  • pensiero accelerato o
  • fuga delle idee
  • alta distraibilità
  • sensibile aumento delle attività svolte quotidiane, a casa, al lavoro e
  • aumento dei comportamenti sessuali
  • eccesso di attività potenzialmente rischiose (spese folli, investimenti rischiosi, attività sessuali a rischio etc.)

L’episodio ipomanicale (letteralmente “mania lieve”) è caratterizzato da umore espanso o irritabile e da almeno tre dei precedenti sintomi per almeno 4 giorni.

La differenza tra mania e ipomania risiede nella durata ma anche nell’intensità dei sintomi.

Nell’ipomania, tendenzialmente, la condizione clinica non impone un ricovero urgente e non sono presenti sintomi psicotici (come deliri megalomanici).

Sintomi depressivi del disturbo bipolare

Alle fasi di mania, sono alternate fasi depressive  del disturbo bipolare che sono sovrapponibili agli episodi depressivi maggiori e possono manifestarsi attraverso questi sintomi:

  • sensazione di tristezza, di essere senza speranza
  • riduzione delle attività quotidiane
  • difficoltà nel sonno (dormire o troppo o troppo poco)
  • perdita di piacere e interesse verso il mondo esterno
  • sensazione di vuoto o preoccupazione
  • difficoltà a concentrarsi
  • mangiare troppo o troppo poco
  • sentirsi stanchi o rallentati

In genere la depressione, nel disturbo bipolare è molto profonda e caratterizzata da sintomi particolarmente gravi.

Fondamentale quindi il costante controllo da parte di un professionista coscienzioso, in modo da riuscire a riconoscere precocemente l’inizio sia delle fasi depressive sia di quelle maniacali.

Entrambe le fasi possono infatti essere molto pericolose; nelle fasi depressive il pericolo maggiore si associa a comportamenti suicidari.

Nelle fasi maniacali, dove il tono dell’umore porta spesso al rifiuto dell’aiuto fornitogli, il paziente bipolare può mettere in atto comportamenti rischiosi per la sua incolumità, come per esempio andare forte in auto, abusare di sostanze, avere comportamenti sessuali disinibiti, o a mettere in pericolo la propria condizione economica, quindi spese eccessive o investimenti rischiosi.

Spesso inoltre il paziente in eccitamento maniacale, non riconosce il bisogno di cure e può interrompere la terapia anche farmacologica, che in questo caso trattandosi di un disturbo psichiatrico e non psicologico, può rendersi necessaria, favorendo così una più repentina alterazione dell’umore.

Episodi misti

Gli episodi misti si configurano come stati in cui sono presenti, in concomitanza, sintomi della fase depressiva e sintomi della fase maniacale.

Nello specifico si parla di episodi con caratteristiche miste quando sono presenti almeno tre sintomi sottosoglia della polarità d’umore opposta.

Quindi quando abbiamo una fase depressiva e alcuni sintomi maniacali o ipomaniacali oppure una fase maniacale con alcuni sintomi depressivi.

Nello specifico possiamo quindi trovare episodi:

  • depressivi con caratteristiche miste
  • maniacali con caratteristiche miste
  • ipomaniacali con caratteristiche miste

In generale, sono stati in cui prevale un umore definito “disforico” caratterizzato da agitazione psicomotoria, estrema irritabilità e ansia.

La disforia può anche essere accompagnata da aggressività verbale o fisica.

Il disturbo bipolare ha un’incidenza sulla popolazione tra l’1 e il 2%.

Il disturbo bipolare I, colpisce in egual modo sia gli uomini che le donne, mentre il disturbo bipolare II è più comune nel sesso femminile.

In genere, il primo episodio si verifica dopo la maggiore età, tra i 18 e i 30 anni, per poi ripresentarsi nel corso dell’arco della vita; l’età media di esordio del disturbo bipolare è 20 anni.

In base alla durata, alla frequenza e all’intensità dei sintomi, si definiscono diverse tipologie di disturbo bipolare.

Disturbo bipolare I

Per poter diagnosticare la tipologia di disturbo bipolare I è sufficiente, in anamnesi, la presenza di un solo episodio maniacale.

La presenza di episodi di depressione maggiore non è necessaria a fini prettamente diagnostici, nonostante sia altamente improbabile che un soggetto sperimenti nella sua vita solo fasi maniacali e ipomaniacali.

Si stima che il 95% dei pazienti con disturbo bipolare abbia sperimentato almeno un episodio depressivo maggiore nel corso della propria vita.

Una parte del restante 5% probabilmente lo sperimenterà più avanti nel corso della propria vita.

Altri sperimenteranno invece fasi depressive non così gravi da rientrare nei criteri del disturbo depressivo maggiore.

Disturbo bipolare II

Il disturbo bipolare II è caratterizzato da almeno un episodio ipomanicale e da un episodio depressivo maggiore.

Il corso della malattia è spesso caratterizzato da prolungati periodi di depressione intervallati da periodici episodi ipomaniacali.

Sintomi psicotici, come i deliri, possono presentarsi durante le fasi depressive del disturbo che sono, in genere, particolarmente pesanti e invalidanti.

La presenza di almeno un episodio maniacale in anamnesi impone, di optare invece per una diagnosi di disturbo bipolare di tipo I.

Disturbo ciclotimico

Il disturbo ciclotimico, detto anche ciclotimia è caratterizzato dalla presenza, in un arco di tempo superiore ai due anni, di instabilità dell’umore con sintomi ipomaniacali e depressivi.

Nella ciclotimia, l’intensità dei sintomi ipomaniacali e depressivi è minore rispetto alle diagnosi sopracitate, non incontrando così i criteri diagnostici nè del disturbo bipolare II nè della depressione maggiore.

Disturbi bipolari e correlati indotti da farmaci

Questa categoria include sintomi di disturbo bipolare, come flessione dell’umore o mania, che non sono causati però da un disturbo psichiatrico quanto dall’uso di sostanze, farmaci o causati da un’altra condizione medica.

Per esempio, l’abuso di droghe come cocaina o anche solo l’uso di anfetamine, possono generare manifestazioni maniacali.

In questi casi, quando viene eliminata la causa del disturbo, i sintomi del disturbo bipolare svaniscono e non si ripresentano.

Fattori di rischio per il disturbo bipolare

Sono numerosi gli studi che hanno cercato di approfondire cause e fattori di rischio del disturbo bipolare.

In particolare, durante il XX secolo, la comunità scientifica si è particolarmente interessata allo studio del disturbo bipolare I.

Gli studi sembrano suggerire che, alla base dello sviluppo del disturbo bipolare, ci sia una predisposizione genetica favorente che può essere attivata da fattori di rischio ambientali, come periodi di forte stress o emergere senza apparenti cause.

Tra i disturbi psichiatrici, il disturbo bipolare è tra quelli con l’ereditarietà più alta.

Studi autorevoli hanno infatti dimostrato che esiste una probabilità del 10% di sviluppare un disturbo bipolare se in famiglia è presente un familiare con questa patologia, rispetto alla media della popolazione generale che è dell’1%.

Studi condotti su dei gemelli, hanno mostrato che, in fratelli omozigoti, ovvero che condividono lo stesso DNA, se uno dei due fratelli è affetto da bipolarismo, il gemello ha la probabilità del 40% di sviluppare il disturbo.

Mentre per gemelli eterozigoti la percentuale scende sotto il 20%.

Cura del disturbo bipolare

La cura del disturbo bipolare si concentra principalmente nel cercare di stabilizzare il tono dell’umore del paziente.

Questo viene perseguito attraverso una corretta terapia farmacologica e una buona relazione terapeutica con il proprio psichiatra di fiducia.

Spesso infatti il medico è in grado di riconoscere sintomi precoci di ricaduta come per esempio l’iniziale stato di ipomania e agire prontamente attraverso un’opportuna modifica alla terapia.

Inoltre una buona relazione umano-terapeutica favorisce un trattamento più equilibrato.

Altro aspetto importante nella cura del disturbo bipolare è la psicoeducazione.

Il disturbo bipolare è infatti un disturbo cronico, che accompagna tutta la vita della persona.

E’ fondamentale quindi per ogni paziente imparare a conoscere il proprio disturbo, per sapere quali strategie adottare, quando precocemente chiedere aiuto al proprio medico, quali sintomi monitorare per favorire il miglioramento della propria qualità di vita etc.

La psicoeducazione può essere svolta durante un colloquio individuale oppure in forma di gruppo.

Dati della letteratura scientifica evidenziano come alcuni interventi di psicoeducazione di gruppo specifici per il disturbo bipolare siano un ottima strategia di trattamento.

Gli interventi di psicoeducazione sono trattamenti che favoriscono una migliore gestione del disturbo e un aumento della qualità di vita ma non sostituiscono la terapia farmacologica che rimane imprescindibile.

Infine un’attenta gestione dello stress, riduce la frequenza e la comparsa delle due fasi contropolari migliorando significativamente la qualità di vita dei pazienti.

Parte fondamentale quindi del trattamento e della cura del disturbo bipolare è prettamente riabilitativo, favorendo il recupero di attività e di interessi specifici del paziente che il disturbo può avere limitato.

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