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Elaborare un lutto

A cura di pasquale kovacic

Un lutto, ovvero la perdita di una persona cara è una tipologia di sofferenza di cui vanno distinte due differenti situazioni: quella interiore e quella mentale.

Quella interiore, avendo a che fare con la consapevolezza, come tutto ciò che è interiore è una sofferenza più attutita o se vogliamo, più accettata ed è a tutti gli effetti il risultato da ottenere, per tutti quelli che provano una sofferenza mentale al riguardo.

Non significa soffrire di meno, ma diversamente e avere la capacità di elaborare il lutto in maniera più veloce e costruttiva, anche se esistono molti aspetti da analizzare.

I più importanti, riguardano sicuramente come è avvenuto il lutto, quindi ciò che lo ha causato e a quale età; è chiaramente più accettabile una dipartita avvenuta in età molto avanzata e senza sofferenza, piuttosto che una in giovane età, sofferta o magari violenta.

Il concetto di base da consapevolizzare, per arrivare a essere in grado di elaborare un lutto a livello profondo è che nel nostro mondo e nella vita di tutti, tutto ciò che ha un inizio ha sempre anche una fine e naturalmente la vita non fa eccezione.

Quindi, la morte va accettata come normale fase della vita, in quanto sua naturale fine.

Ma non solo questo, perché possedendo anche una consapevolezza spirituale e profonda, riguardante l’immortalità dell’anima, si apre un nuovo scenario, che vede l’elaborazione di un lutto, esclusivamente come la dipartita esclusiva del corpo.

Attenzione però, perché il concetto di “lutto”, può non essere necessariamente legato alla morte fisica di una persona, infatti si parla di “lutto”, anche in conseguenza di separazione o abbandono e all’interno di tutte quelle situazioni, che portano comunque a una sofferenza dovuta a una perdita importante.

Ma procediamo con ordine e vediamo innanzitutto quali sono le 5 fasi del dolore, che normalmente si presentano durante l’elaborazione di un lutto mentale in una persona sana:

1) Negazione
2) Rabbia
3) Patteggiamento
4) Depressione
5) Accettazione

1 – Negazione

La fase della negazione o del rifiuto è la prima che si manifesta dopo una perdita, quella in cui avviene la non accettazione dell’accaduto, negando a sé stessi che sia potuto succedere o non riuscendo a crederci, pur essendo consapevoli che è successo.

Questo comportamento è dovuto allo shock causato dal primo impatto con l’evento luttuoso ed è la conseguenza di una iniziale incapacità di reagire.

2 – Rabbia

Superata la prima fase, si accede alla seconda, quella in cui avviene una prima reazione, che è quella di provare rabbia nei confronti dell’accaduto e soprattutto delle situazioni che ne sono state la causa.

Tale rabbia è provata nei confronti della vita stessa, con tanto di ricerca di un colpevole a causa dell’ingiustizia che percepiamo in merito all’accaduto.

Molto spesso, si inserisce in tutto questo anche un impulso di rabbia verso noi stessi, che riteniamo in qualche modo responsabili per non aver potuto impedire l’evento.

Questa fase si manifesta comunque, ma può essere molto più accentuata in caso di morti di persone giovani, e/o che magari si sarebbero potute evitare; persone che avrebbero potuto ancora vivere molto tempo, quindi parliamo di scomparse premature.

E’ una fase delicata, perché se non gestita correttamente, si rischia di rimanervi impigliati per molto tempo, generando una sorta di “lutto cronico”, rischiando di compromettere la nostra salute mentale e di conseguenza altri aspetti della nostra vita, come i rapporti con altri, la nostra professione e altro.

3 – Patteggiamento

La terza fase è quella del patteggiamento o contrattazione, dove la nostra mente, per istinto di sopravvivenza, inizia a reagire più concretamente a quella dose insopportabile di sofferenza e inizia
a voler capire cosa siamo in grado di fare e in quali situazioni possiamo di nuovo investire emotivamente.

Si cerca di riprendere in mano la propria vita, cercando anche svaghi o concentrandosi su altro, lavoro, attività varie, nuovi progetti, nuove amicizie, ecc.

Anche se in certi momenti potrebbe sembrare risolto, in realtà in questa fase, il lutto non è stato ancora elaborato e la sofferenza può sempre tornare da un momento all’altro; è il momento degli “alti” e dei “bassi”.

4 – Depressione

La quarta fase, quella della depressione, può sembrare la più brutta e in effetti è forse la più impegnativa, ma in realtà è il trampolino di lancio verso l’ultima fase, quella che decreterà l’elaborazione finale del lutto.

Il momento di “alti” e “bassi”, ci indebolisce molto e questo porta a una sorta di depressione, con stati molto acuti di tristezza.

E’ in questa fase, che prendiamo veramente atto di ciò che abbiamo perso e i sintomi della sofferenza, oltre che emozionali, possono anche prendere forma fisica, causando mal di testa, irritabilità, aumento o diminuzione di peso corporeo, insonnia o sonnolenza.

5 – Accettazione

L’ultima fase è quella che determina l’elaborazione finale della perdita, quella in cui praticamente si ritorna alla vita normale. Si accetta l’accaduto e ci si sente pronti a riprovare interesse per tutte le nostre attività, si smette di colpevolizzarsi e si volta pagina, ritrovando la gioia di vivere.

Ciò non significa dimenticare o non provare più dolore, ma solo avere compreso che è necessario dare un senso a quella perdita, quindi, appunto, elaborarla e tornare a valorizzare la nostra unica vita, che non si può e non si deve fermare davanti a niente.

Ci si ritroverà ad alternare momenti di felicità a momenti di equilibrata tristezza quando affiorerà il ricordo, ma senza che questi impattino violentemente e negativamente nella nostra vita.

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Il tempo in cui è possibile completare l’elaborazione di un lutto, con queste fasi varia da persona a persona; c’è chi in realtà riesce a farlo in tempi brevissimi e chi necessita di maggior tempo e attenzione alla propria condizione personale.

Molto spesso, sono proprio grandi sofferenze che avvicinano le persone a sentire la necessità di una elevazione spirituale, che le possa portare a un livello di consapevolezza elevato, come quello della coscienza e dell’anima, che fa in modo che, un eventuale lutto, venga metabolizzato in tempi molto brevi, pur acquisendo una maggiore sensibilità.

Infatti, l’elevazione spirituale, oltre che conferire armonia con il tutto, pace interiore, empatia sensibilità e molte altre doti umane, rafforza moltissimo l’animo, ed è per questo motivo, che persone elevate spiritualmente, in casi di lutti di altre persone, non fanno delle inutili e fredde condoglianze, ma si adoperano a stare davvero vicino alla persona colpita dal lutto, con amore vero, sincero e fraterno.

Seguono alcuni consigli per accelerare l’elaborazione:

  • la cosa davvero importante in caso di lutto o di qualsiasi altro tipo di sofferenza è di provarla fino in fondo nella maniera più profonda possibile, perché se la si reprime diventa come un fiume in piena, può durare molto più tempo e quando esplode fa molto più male.
  • E’ importantissimo sfogare il dolore in tutte le sue forme e non trattenere mai il pianto; ricordatevi sempre e in tutte le situazioni, che la somatizzazione è l’anticamera della malattia, mentale e fisica.
  • Nel caso in cui altre persone siano coinvolte nello stesso lutto, come per esempio dei parenti, non lasciarsi condizionare da una loro eventuale difficoltà nell’elaborazione, arrivando ad accentuare la fase della depressione; casomai, essere forti anche per loro, ci può aiutare a esserlo di più per noi.

Gli ultimi due aspetti che sentiamo sia utile trattare, sono legati all’elaborazione di un lutto da parte di persone già emotivamente poco stabili o che stanno vivendo un momento della loro vita, dove gli eventi negativi, sembrano susseguirsi in continuazione senza mostrare una fine.

In questi casi, se lo si sente necessario è utile chiedere aiuto, facendo attenzione a non cadere nelle mani sbagliate, come quelle di psicologi o psicoterapeuti “macina soldi” (la maggior parte), che operano cercando di tenersi il più possibile i pazienti per scopi di profitto personale, senza mai aiutarli a risolvere i loro problemi.

L’ultimo aspetto è quello legato a tutte quelle morti, perdite o sofferenze legate al sistema di vita a cui tutti siamo sottoposti; un sistema che oltre a non curarsi delle persone, obbliga a vivere in un mondo pieno di pericoli e di rischi per la vita di chiunque.

La maggior parte delle morti premature, sono responsabilità di questo sistema, la gente non ci pensa perché ormai ne ha accettato tutti i dettami e con le manipolazioni mentali che lo stesso mette in atto, molte volte nemmeno vengono viste e consapevolizzate.

L’esempio più eclatante di questo, sono le morti dovute al cancro, malattia di cui si conoscono molte cure da decenni, ma che sono state in passato ignorate e vengono tutt’oggi insabbiate per non ledere gli interessi delle multinazionali, che fanno miliardi con le chemioterapie, le radioterapie e la fantomatica ricerca.

Chi avesse ancora dei dubbi al riguardo può visionare il film documentario “Cancro – Le cure proibite” di Massimo Mazzucco, di cui troverete il link nella sezione dei video.

Questo è un ottimo spunto di riflessione per saperne di più, ma soprattutto per sapere con chi prendersela durante la seconda fase, quella della rabbia.

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